"La morte" - intervista del Corriere all'imam Jelassi
Corriere del ticino, 31.10.2012
La morte è considerata nell’Islam come «un momento fondamentale, un momento di passaggio alla vita vera, quella che non avrà mai fine dove ogni anima otterrà il frutto delle sue opere nella vita terrena». Lo dice Samir Radouan Jelassi, l’imam della moschea di Lugano. Se una persona sta per morire vengono avvertiti i familiari e gli amici intimi, così che possano infondergli coraggio, aiutarlo nel pentimento e supportarlo nella fede in Allah. Non lo devono mai lasciare solo. La pratica impone di perdonarlo e purificarlo in modo che la sua anima possa viaggiare leggera e in pace.
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foto: cimitero islamico di Lugano |
«Il periodo di lutto per i familiari è di tre giorni, prolungabili a 40», continua l’imam. «Si ricevono visite di cordoglio e vanno evitati abiti decorativi o gioielli. Anche il 40. giorno dopo la morte, familiari e amici vanno a rendere omaggio al defunto, come pure a ogni anno dalla scomparsa, secondo le abitudini». La comunità, inoltre, tradizionalmente ricorda i morti ogni giovedì o venerdì con preghiere ed elemosine al loro favore. I musulmani credono alla vita ultraterrena. «La dimora dell’Oltre – continua Jelassi – spetta a chi teme il Dio unico e i suoi frutti saranno perenni, infatti il Corano riporta:
“Quelli che invece credono e compiono il bene sono i migliori di tutta la creazione. Presso il loro Signore, la loro ricompensa saranno i Giardini di Eden, dove scorrono i ruscelli, in cui rimarranno in perpetuo. Allah si compiace di loro e loro si compiacciono di Lui. Ecco [cosa è riservato] a chi teme il suo Signore” (Cor. 98:8-9).
Inoltre, chi è portatore di bene riceverà molto di più di quanto si aspettava».
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