FNS: i musulmani troppo spesso presentati come minaccia, studio
Leggi l'articolo su Swissinfo del 06 luglio 2011
"I musulmani sono spesso presentati come un pericolo per la Svizzera. È quanto emerge da uno studio del Fondo nazionale per la ricerca scientifica (FNS) pubblicato oggi. Questo schematismo sarebbe da ricondurre a tre motivi principali: gli attentati terroristici all'estero, una tattica dei partiti populisti di destra e la tendenza dei media alla polarizzazione e alla generalizzazione.
Per capire come questa generalizzazione sia potuta emergere, due sociologi dell'Università di Zurigo hanno analizzato quotidiani e settimanali dal 1960 a oggi e scandagliato trasmissioni d'informazione diffuse dal 1998 alla Televisione della Svizzera tedesca (SF).
Per lungo tempo, i musulmani non sono stati menzionati nel dibattito pubblico come gruppo religioso. Le cose sono notevolmente cambiate dopo gli attentati terroristici del settembre 2001 negli Stati Uniti. "All'inizio, i media facevano una chiara distinzione tra il terrorismo islamico all'estero e i musulmani in Svizzera, ben integrati e pacifisti", osserva Patrik Ettinger uno dei ricercatori.
La svolta si è prodotta a partire dal 2004, con gli attentati di Madrid, di Londra (2005) e successivamente con la controversia sulle caricature di Maometto (2006). La percezione di un islam bellicoso coinvolto in conflitti internazionali è stata sempre più generalizzata ai musulmani svizzeri, sottolinea lo studio.
L'analisi dei sociologi mostra come tale prospettiva sia stata sostenuta soprattutto dall'Unione democratica di centro. Nei suoi annunci e sui suoi manifesti elettorali, l'UDC ha vieppiù sottolineato l'origine musulmana dei migranti, oltre alla loro origine etnica, ad esempio nella campagna del 2004 per la votazione sulle naturalizzazioni agevolate degli stranieri della seconda e terza generazione.
Esponenti di altri partiti e rappresentanti dei media hanno sì criticato questa campagna, qualificandola come "razzista e provocatoria", ma non v'è stato praticamente alcun dibattito di fondo.
Nell'ambito dell'iniziativa anti-minareti, i resoconti nei media su questa minoranza sono diventati sempre più generalizzanti e negativi. Infine, durante la copertura mediatica dell'iniziativa anti-minareti, il fenomeno è apparso in modo particolarmente flagrante."
sda-ats
"I musulmani sono spesso presentati come un pericolo per la Svizzera. È quanto emerge da uno studio del Fondo nazionale per la ricerca scientifica (FNS) pubblicato oggi. Questo schematismo sarebbe da ricondurre a tre motivi principali: gli attentati terroristici all'estero, una tattica dei partiti populisti di destra e la tendenza dei media alla polarizzazione e alla generalizzazione.
Per capire come questa generalizzazione sia potuta emergere, due sociologi dell'Università di Zurigo hanno analizzato quotidiani e settimanali dal 1960 a oggi e scandagliato trasmissioni d'informazione diffuse dal 1998 alla Televisione della Svizzera tedesca (SF).
Per lungo tempo, i musulmani non sono stati menzionati nel dibattito pubblico come gruppo religioso. Le cose sono notevolmente cambiate dopo gli attentati terroristici del settembre 2001 negli Stati Uniti. "All'inizio, i media facevano una chiara distinzione tra il terrorismo islamico all'estero e i musulmani in Svizzera, ben integrati e pacifisti", osserva Patrik Ettinger uno dei ricercatori.
La svolta si è prodotta a partire dal 2004, con gli attentati di Madrid, di Londra (2005) e successivamente con la controversia sulle caricature di Maometto (2006). La percezione di un islam bellicoso coinvolto in conflitti internazionali è stata sempre più generalizzata ai musulmani svizzeri, sottolinea lo studio.
L'analisi dei sociologi mostra come tale prospettiva sia stata sostenuta soprattutto dall'Unione democratica di centro. Nei suoi annunci e sui suoi manifesti elettorali, l'UDC ha vieppiù sottolineato l'origine musulmana dei migranti, oltre alla loro origine etnica, ad esempio nella campagna del 2004 per la votazione sulle naturalizzazioni agevolate degli stranieri della seconda e terza generazione.
Esponenti di altri partiti e rappresentanti dei media hanno sì criticato questa campagna, qualificandola come "razzista e provocatoria", ma non v'è stato praticamente alcun dibattito di fondo.
Nell'ambito dell'iniziativa anti-minareti, i resoconti nei media su questa minoranza sono diventati sempre più generalizzanti e negativi. Infine, durante la copertura mediatica dell'iniziativa anti-minareti, il fenomeno è apparso in modo particolarmente flagrante."
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