"Un modello di Democrazia da esportare"

 "Un modello di Democrazia da esportare" 


di Jelassi Radouan Samir*

Le elezioni tunisine sono il primo passo concreto che segue quella primavera araba che ha fatto cadere i regimi che per anni hanno tolto il respiro ai loro popoli negando loro vera democrazia e prospettive di sviluppo. Le proteste degli scorsi mesi hanno dimostrato che esiste nel mondo arabo un forte sentimento di rinascita e una volontà di vivere la democrazia. 

Le elezioni tunisine hanno dimostrato tutto questo e hanno mandato diversi messaggi in diverse direzioni. Ma soprattutto è stato fatto sapere al mondo che questa è l’unica strada verso la stabilità dei Paesi arabi, condizione necessaria per un futuro migliore per  tutto lo scacchiere mondiale.


La seconda cosa che vorrei dire è che già oggi si può dire che l’esperienza elettorale tunisina è stata un successo. L’esperienza che ho fatto da elettore tunisino, mi ha dimostrato che cosa vuol dire esprimere il proprio voto senza paura – come invece avveniva sotto il regime di Ben Ali – ma con un sentimento di fiducia nel futuro e nella democrazia. Questo di per sé è già un grande passo, anche se è evidente che ve ne saranno altri da fare verso la realizzazione di una vera democrazia.


La Tunisia, che ha dato il via alla primavera araba con una rivoluzione pacifica, sta mostrando al resto del mondo arabo che è possibile realizzare una vera democrazia attraverso elezioni pulite. Ora dunque non rimane che mettere in pratica tutte le promesse fatte ai cittadini durante la campagna elettorale perché il popolo tunisino ha dimostrato che è un popolo che merita la vera democrazia, merita la libertà, merita la dignità e la possibilità di partecipare al dibattito politico, economico e culturale sullo scenario mondiale.


È necessario, però, che tutti oggi accettino i risultati usciti dalle urne e che tutti lavorino per collaborare per il bene del Paese. Spero che il popolo tunisino non sia deluso da conflitti e particolarismi di parte della classe politica che in questo modo non farebbe che disattendere alle promesse fatte deludendo il sogno della rivoluzione.



Per quanto riguarda il Partito Ennhadha, infine, dico che alla vigilia esso ha dato molte garanzie sulle sue intenzioni democratiche. Sappiamo che la piattaforma politica di questo partito è simile a quella del partito turco di Ergogan il quale si è ispirato proprio ai fondatori di Ennhadha. È giunto il momento che il modello nato proprio in Tunisia sia messo in pratica dai tunisini perché esso possa costituire a sua volta un modello di democrazia per il resto dei Paesi arabi. Ritengo che oggi sia importante che il partito vincitore collabori con gli altri partiti e mi auguro anche che questi ultimi rispettino la volontà della maggioranza degli elettori. 


Spero che i residui anti-democratici del vecchio regime non rovinino la festa dei tunisini, tramite diversi possibili tentativi di destabilizzare il processo democratico del Paese.




Si aspetta di vedere se questo piccolo paese sul Mediterraneo, che ci ha regalato la primavera araba, possa anche portare un modello di esperienza democratica di stampo islamico, basato sulla convivenza pacifica e sulla cultura della diversità e del rispetto.

Attraverso questi enormi cambiamenti, nasceranno le condizioni e le garanzie di un nuovo rapporto sereno con il mondo occidentale, rapporto basato  sulla via del dialogo e del rispetto; e tutto questo sarà alla fine in favore della pace mondiale.


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