L'islamofobia nei politici svizzeri

Di Simon Bradley, swissinfo.ch, 22.10.2012

Il razzismo politico alza la cresta

Tweet islamofobici, attacchi contro gli stranieri su Facebook, blog, manifesti e TV: recenti episodi che coinvolgono politici, nel momento in cui la Svizzera si appresta a sottoporsi all'esame del Consiglio dei diritti umani, fanno riflettere.


Negli ultimi mesi vari presunti casi di discriminazione di stranieri e musulmani nei quali sono coinvolti personaggi politici, principalmente dei membri dell'Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice), sono saliti alla ribalta delle cronache.

Tra questi figura il caso del deputato nazionale UDC Alfred Heer, nei cui confronti la Procura pubblica di Zurigo, alla fine di settembre, ha aperto un procedimento per violazione della norma antirazziale. Il parlamentare e presidente della sezione cantonale zurighese dell'UDC è stato querelato da due tunisini in relazione a dichiarazioni che ha rilasciato all'emittente locale "Tele Züri".



"Soprattutto i giovani nordafricani che arrivano dalla Tunisia e chiedono l'asilo, lo fanno con l'intenzione di diventare criminali", aveva affermato Heer. Il Ministero pubblico zurighese ha chiesto la revoca dell'immunità parlamentare al deputato zurighese. La competente commissione della Camera del popolo se ne sta occupando e intende pronunciarsi entro la fine dell'anno.

La Procura sta indagando anche su Alexander Müller, un membro del comitato della sezione zurighese dell'UDC, che in giugno ha scritto su Twitter: "Forse abbiamo bisogno di una nuova Notte dei Cristalli... questa volta contro le moschee". Müller è quindi stato licenziato dal suo datore di lavoro, si è pubblicamente scusato e si è dimesso dal partito.

Al vaglio della Procura di Berna c'è il caso dell'ex parlamentare UDC Ulrich Schlüer, per presunti commenti discriminatori fatti in un articolo internet in luglio. L'ex deputato nazionale zurighese è in particolare stato uno dei grandi animatori della discussa campagna del partito con il manifesto che raffigurava tre pecore bianche che ne espellevano a calci dalla Svizzera una nera.

Proteste a Berna sono giunte anche dal sud delle Alpi: sostenuta da personalità politiche quali l'ex senatore ed ex procuratore pubblico Dick Marty, l'associazione Belticino, con sede a Lugano, in settembre ha scritto una lettera al presidente della Camera del popolo, denunciando un fotomontaggio anti-musulmano sulla pagina Facebook di Lorenzo Quadri, un deputato nazionale della Lega dei Ticinesi. Il diretto interessato nega di aver pubblicato la foto, che da allora è scomparsa.

Alexander Müller, UDC

Mettere in riga i politici

Secondo la Commissione federale contro il razzismo (CFR), è ora che la Svizzera agisca con maggior severità nei confronti dei politici che fanno commenti discriminatori in pubblico.

Nel suo rapporto che sarà presentato al 2° Esame periodico universale della Svizzera presso il Consiglio dei diritti umani, il 29 ottobre a Ginevra, la Commissione federale osserva che migranti, turisti stranieri e richiedenti l'asilo "in alcuni settori non sono sufficientemente protetti contro il razzismo e la xenofobia".

Nel documento si sottolinea inoltre che i politici svizzeri possono, "in ampia misura, fare delle dichiarazioni xenofobe senza esporsi a sanzioni penali". Ciò può portare la Svizzera ad essere accusata di tollerare idee razziste.

La CFR raccomanda un'applicazione più rigorosa della norma penale antirazzista – articolo 261bis del codice penale svizzero – nei casi di discriminazione che coinvolgono attori politici. Caldeggia anche un'estensione di questa norma per garantire una miglior protezione contro l'estremismo di destra, ma governo e parlamento sono contrari.

"Il codice penale è ben formulato, ma come viene applicato è un'altra questione. Il razzismo come strumento di propaganda politica non è trattato in modo adeguato dai tribunali", osserva la direttrice della commissione Doris Angst.

Il problema con i casi politici è che i tribunali svizzeri tendono sempre a far prevalere il diritto alla libertà di espressione sulla discriminazione razziale, spiega.

Un parere condiviso da Michele Galizia, responsabile del Servizio per la lotta al razzismo (SLR), che fa parte del Ministero dell'interno, il quale giudica che questo riflette la democrazia diretta della Svizzera e del sistema politico federalista.

"È vero che c'è il rischio di passi falsi verbali, ma è meglio discutere apertamente anche le questioni più sensibili, piuttosto che lasciarle covare sotto la cenere", commenta.

Come al bar

È chiaro che l'uso sempre più diffuso dei social media e di Internet da parte di esponenti politici ha amplificato i problemi e ha dato maggior risalto alle opinioni. Ciò ha costretto i partiti a inasprire le regole.

"Con i social media la gente a volte si sente come se fosse al bar dell'angolo e parla apertamente, senza pensare troppo alle implicazioni politiche", rileva Galizia.

Secondo Hans Stutz, giornalista lucernese specialista di questioni razziali e di discriminazione, l'UDC, che è il più grande partito politico della Svizzera, ha un problema di controllo della sua ala destra, che si è maggiormente fatta conoscere pubblicamente attraverso i social media.

"Le parole e le espressioni usate non sono cambiate, ma ora sono più pubbliche. Credo che siccome nessuno si è opposto a questo tipo di affermazioni razziste, sono diventate sempre più radicali", aggiunge.

Correre ai ripari

Dopo l'infelice tweet di Müller in giugno e commenti contro i richiedenti l'asilo su Facebook del membro dell'UDC solettese Beat Mosimann, il partito ha pubblicato sul suo sito web e ampiamente diffuso un editoriale che condanna "intollerabili" atteggiamenti razzisti e mette in guardia sui rischi dei social media.

Il deputato UDC Oskar Freysinger è andato ancora oltre in dichiarazioni all'edizione online del giornale gratuito 20 Minuten: "I membri del partito dovrebbero smettere di usare i social media, perché è troppo pericoloso", ha affermato il parlamentare.

La presidente della CFR Martine Brunschwig Graf, ha spezzato una lancia in favore dell'UDC, dicendo che questi casi "chiaramente non rappresentano la posizione ufficiale del partito".

"L'UDC non è l'unico partito che ha nei suoi ranghi gente che fa commenti discriminatori o razzisti", ha osservato. L'ex deputata liberale radicale ha spiegato di aver contattato l'UDC per fissare un incontro in dicembre per discutere dei limiti e delle misure di prevenzione contro il razzismo. Incontri con gli altri partiti politici seguiranno nel 2013.

Simon Bradley, swissinfo.ch
(Traduzione dall'inglese: Sonia Fenazzi)

Sorgente: swissinfo.ch


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Comments

  1. Beh: sull'atteggiamento di molti giovani tunisini mi ha detto lo stesso una donna tunisina (che per giunta lavora per il suo paese).

    Razzista islamofoba pure lei?

    ReplyDelete

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