L’Europa è stata civilizzata dall’Islàm

Nel nome di Allàh il sommamente Misericordioso il Clementissimo

L’Europa è stata civilizzata dall’Islàm? Sì.




E’ in corso un dibattito per la resistenza opposta dalla maggioranza dei personaggi europei incaricati di scrivere la Costituzione dell’Europa all’inserimento in essa di un richiamo alle radici giudaico-cristiane e i recenti referendum in alcuni stati europei hanno evidenziato contrarietà al testo della Costituzione, nel quale non è presente il richiamo alle radici giudaico-cristiane del Continente. Se non vi è alcun dubbio che il giudaismo - tramite la sua eresia paolino-giovannea, affermatasi in Europa sulle rovine dell’Impero Romano d’Occidente con il nome di Cristianesimo, che ruppe con l’ortodossia ebraica, affermando che Iddio si è fatto uomo in Cristo e l’uomo in Cristo si è fatto Dio – abbia avuto un certo ruolo nella formazione dell’identità europea, costituirebbe una madornale falsificazione della storia passare sotto silenzio che l’apporto determinante alla formazione dell’identità dell’Europa moderna sia venuto dall’Islàm.

Riteniamo quindi che nella elaborazione di qualsiasi testo che abbia per oggetto le radici dell’Europa
moderna, non debba essere trascurata la menzione dell’Islàm, perché, se con onestà intellettuale si debba parlare di radici della civiltà occidentale, s’ha da dire che esse sono da ricercarsi nell’Islàm e nella civiltà che da esso è nata

. Per rendere conto di questa verità, che, come ogni verità oggettiva, è inoppugnabile, sarà sufficiente ragionare con mente aperta a modificare l’atteggiamento negativo nei confronti dell’Islàm, che deriva dall’oscuramento di esso per opera dei fabbricanti di “cultura” al servizio della conservazione del potere nelle mani delle classi dominanti in Europa, le quali da sempre hanno visto un pericolo mortale per la continuità della propria esistenza, fondata sul principio del “dominio dell’uomo sull’uomo, nell’affermazione del principio islamico, che “nessuno, tranne il Creatore, ha titolo per essere adorato dall’uomo”.

Questo lavoro illuministico sarà, Allàh volendo, utile a sgombrare la mente delle persone amanti della verità, ma non musulmani, dai pregiudizi costruiti ad arte dai “guardiani” del dominio dell’uomo sull’uomo, e utile alla costruzione di una solida base culturale per la formazione nei giovani musulmani italiani di una solida identità culturale islamica.

Una identità culturale islamica tanto più solida quanto più solida sarà la consapevolezza dell’enorme debito che la scienza moderna dell’Occidente e la cosiddetta civiltà occidentale ha nei confronti delle opere degli scienziati Musulmani.

Una identità culturale islamica tanto più solida sarà la consapevolezza della verità storica che il progresso scientifico e tecnologico dell’Occidente ha potuto svilupparsi rapidamente grazie all’applicazione del metodo sperimentale utilizzato nelle loro ricerche dai sopra menzionati scienziati Musulmani, piuttosto che sul metodo della speculazione teorica dei Greci, a cui viene enfaticamente attribuita la maternità dell’Occidente.

Si tace, però, o si fanno trascurabili accenni al fatto che i Greci andarono ad abbeverarsi, quanto a scienza, nel Vicino Oriente.

Tanto è vero che la stessa parola Europa deriva dal semitico erèpu che in assiro ( lingua semitica come l’arabo ) significa occidente, e nell’arabo ghèreb ( in cui l’esplosiva labiale b si trasforma in p nel passare al greco Europe!

Lo stesso mito greco dice che Europa, discendente di Io, regina d’Egitto, fu rapita da Giove sotto forma di toro e portata a Creta (famosissimo il dipinto mitologico del Veronese che raffigura il ratto di Europa).

E’, quindi, con la precisa coscienza della essenzialità del fattore Islàm alla formazione della civiltà occidentale, che i giovani Musulmani potranno essere protagonisti della formazione di un’area culturale islamica, legittimata non solo dal dettato costituzionale, ma anche da una presenza storica dell’Islàm in Italia. Una delle obiezioni più comuni che vengono fatte, quando la verità oscurata viene messa in luce, è : “Va bene, ma adesso i Musulmani vengono a studiare nel mondo occidentale…”. E’ vero! Ma quale fu la causa principale della scomparsa dei musulmani dalla famiglia scientifica? Furono i tragici eventi della distruzione dei Centri di studio e di cultura, come Cordova, Granata in Occidente e Baghdàd in Oriente.

E’ noto che centinaia di migliaia di manoscritti raccolti nelle ricchissime biblioteche vennero dati alle fiamme, causando una perdita irreparabile per la scienza; tutto il sapere, che era stato costruito in centinaia di anni, venne distrutto in pochi giorni e oltre a ciò il barbarico sterminio degli uomini di scienza.

Questi furono i fatti principali che stanno a monte della decadenza della ricerca scientifica nell’area geo-politica dell’Islàm e ai primi si devono aggiungere la politica di disislamizzazione attuata nelle terre dell’Islàm, cadute sotto il dominio europeo a seguito delle imprese del colonialismo e dell’imperialismo nell’epoca moderna; imprese promosse dallo spirito della crociata, sempre alimentato dagli uomini di cultura dell’Occidente al servizio della conservazione del potere negli artigli dell’aquila bicipite, un unico corpo a due teste: padronato ecclesiastico e padronato laico), che può benessere ritenuto simbolo araldico dell’Europa.

Dopo questa premessa, è utile delineare un quadro panoramico di fondo al progetto di presentare una galleria di ritratti di luminari musulmani nel firmamento della scienza all’attenzione dei giovani studiosi italo-musulmani, desiderosi di arricchirsi di conoscenze loro necessarie a metterli in condizioni di misurarsi con successo negli inevitabili confronti con esponenti della cultura dominante. Poiché le risorse finanziarie sono limitate, l’opera sarà, Allàh volendo e con il suo permesso, realizzata in due quaderni Islamici.

PANORAMICA PROLEGOMENICA (1)

(1) aggettivo inusuale dalla parola prolegomeni, dal greco ta prolegomena cioè cose dette prima.

Se si guarda con occhio “storico” ai grandi conquistatori - Persiani, Greci, Romani per rimanere nell’ambito dei programmi scolastici ministeriali - non si potrà non rilevare che, se pure fu notevole la loro influenza politica sui popoli assoggettati da loro con la forza delle armi, scarsa fu, generalmente, la loro azione di civilizzazione. Essi, infatti, se si fa eccezione per le grandi città dei loro imperi, non solo non riuscirono mai a imporre la loro lingua, la loro religione, la loro arte, ma, anzi, nella maggior parte dei casi, furono loro a essere assorbiti dalla religione, dalla lingua, dall’arte dei popoli, che vivevano nei territori conquistati.

Questo non accadde, invece, negli immensi territori conquistati dall’Islàm, che i Musulmani liberarono dalle strutture di “dominio dell’uomo sull’uomo” che in essi esistevano da secoli. Prendete ad esempio l’Egitto. Esso aveva alle sue spalle millenni di storia e di civiltà, quando la piccola armata di liberazione islamica, agli ordini del generale Amru ibn al As, pose fine al dominio bizantino. Neppure un secolo dopo, gli abitanti dell’Egitto avevano acquistato, spontaneamente, nella loro stragrande maggioranza una religione diversa, una lingua nuova e una nuova sensibilità artistica.

Influenza in Oriente

Dovunque i Musulmani portarono la verde bandiera del Profeta, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, con il motto Nessuno tranne Iddio ha titolo per essere Padrone dell’uomo e Muhàmmad è di Lui Servo e Messaggero, si verificò quello che si era verificato in Egitto. Si verificò in Siria, in Persia, in India; e, ancora, nell’Africa sub-sahariana, negli arcipelaghi del sud est asiatico, dove mai giunsero le armate di liberazione dell’Islàm. La storia non ha nessun esempio più sorprendente. In breve, tutti i popoli che vennero a contatto con l’Islàm, anche per brevissimo tempo, accettarono, spontaneamente, la civiltà dell’Islàm e la fecero propria. Così fu per i Turchi e per i Mongoli. Quando nel corso della storia politica dell’Asia questi due popoli si impadronirono dell’area geografica orientale dell’impero islamico, si fecero Musulmani e si fecero messaggeri dell’Islàm e della civiltà islamica. I Califfi arabi, nei primi secoli dell’Egira avevano costruito un vastissimo impero unitario, i cui territori si estendevano dall’Atlantico all’Indo, ma, se pure le vicende della storia portarono al suo smembramento, sul piano politico, ancora oggi, dall’Atlantico al Pacifico e dal cuore dell’Asia all’Oceano Indiano c’è una sola religione e una sola lingua per il culto!

°°°Influenza in Occidente

Anche in Occidente la civiltà musulmana ebbe notevole influenza, se non nel campo della religione e dell’arte, nel campo dell’insegnamento scientifico, letterario e morale. Andiamo ai secoli IX e X dell’era cristiana, corrispondenti al III e al IV secolo dell’Egira. Nell’Europa islamica di allora, nella Spagna, con il Califfato Omàyyade di al-Andalus, la civiltà islamica era all’apice del suo splendore. L’Europa cristiana viveva quel periodo storico chiamato dei “secoli bui”. Le persone più istruite della cristianità erano dei monaci, che passavano il tempo nei loro monasteri, a cancellare le copie dei capolavori antichi, per procurarsi il materiale scrittorio, necessario alle trascrizioni di opere di carità. Gli abitanti dell’Europa, in quel tempo, facevano una vita da barbari, senza la consapevolezza della propria barbarie. Fu nei secoli XI e XII che in Europa qualcuno incominciò a sentire qualche aspirazione verso la scienza. Furono pochi spiriti eletti, che, sentito il bisogno di scuotere la pesante ignoranza che pesava sull’Occidente cristiano, si recarono nell’Occidente islamico di allora, la penisola iberica, a studiare le scienze, andando a scuola dai Musulmani dell’Andalus. Si usa, generalmente, ripetere che la scienza penetrò in Europa per mezzo delle Crociate, ma ciò non corrisponde al vero, in quanto la scienza penetrò in Europa attraverso la Spagna, la Sicilia e l’Italia. Fino dal 1130 un collegio di traduttori, stabilito a Toledo, lavorò alla traduzione in latino dei più celebri autori Musulmani, le cui opere vennero esportate nell’Europa cristiana, rivelando un mondo nuovo e fino al XIV secolo l’interesse non venne meno. Furono tradotte, dall’arabo in latino, non solo opere di Autori Musulmani, che brillano ancor oggi come luminari di prima grandezza nel firmamento della scienza, ma anche, sempre dall’arabo in latino, di opere scientifiche e filosofiche di autori greci, che i Musulmani, assetati di sapere, avevano tradotto in arabo dal greco, pagandole a peso d’oro. L’Occidente ha potuto conoscere il pensiero filosofico e scientifico greco attraverso la traduzione in arabo dei testi, i cui originali erano andati distrutti, nei quali essi erano registrati. E’ agli studiosi e ai ricercatori musulmani e non già ai monaci del medio evo, i quali ignoravano, addirittura, l’esistenza della lingua greca, che siamo debitori del salvataggio del pensiero degli antichi; è a loro che il mondo deve eterna riconoscenza per aver salvato questa preziosa eredità. C’è da dire, poi, che la Spagna Islamica fu l’unico spazio nell’Europa occidentale, in cui, nel X secolo dell’era volgare, si conservò il culto delle lettere e delle scienze, che ovunque era stato abbandonato. E fu nella Spagna musulmana che si recarono a studiare i pochi ricercatori e cultori delle scienze dell’epoca.



°°°

Il metodo sperimentale

Gli studiosi Musulmani, dopo essere stati semplici allievi dei Greci, di cui studiarono avidamente le opere - opere che erano destinate a piccole cerchie di intellettuali, anche per il costo della pergamena - compresero ben presto quanto l’esperienza e l’osservazione valessero… ben più di tutti i libri, anche i migliori! Infatti, studiando le opere degli scienziati musulmani, non si può non arrivare – e ci si arriva, necessariamente - alla conclusione che la dottrina, che sostituisce l’esperienza e l’osservazione all’autorità del maestro, chiamata, oggi, la dottrina del metodo sperimentale che l’ Occidente attribuisce a Ruggero Bacone, fu inventata da loro. Sperimentare e osservare era, infatti, il metodo degli scienziati musulmani, mentre nell’Europa medioevale a essi contemporanea lo studio, quello che c’era, era fatto sui libri e il sapere si limitava alla ripetizione dell’opinione del maestro. Gli scienziati musulmani facevano esperimenti e furono i primi al mondo, e gli unici per molto tempo, a capire l’importanza del metodo basato sull’esperienza. Il metodo sperimentale, inaugurato dagli scienziati musulmani condusse a scoperte importanti e l’abitudine alla sperimentazione diede al loro lavoro quella originalità e quella precisione, che non si trova in chi ha studiato i fenomeni solo sui libri. Il successo degli scienziati musulmani non si limitò solo al progresso delle scienze, per mezzo delle loro scoperte; essi, infatti, la scienza la diffusero attraverso le loro università e i loro libri, esercitando in Europa una indiscutibile e poderosa influenza nella promozione e nella formazione di una mentalità scientifica, antagonista al dogmatismo allora dominante, fondato sull’ ipse dixit. Quando fu chiesto a uno scolastico dogmatico, essendo presente un cavallo: “Quanti denti ha il cavallo?” Rispose: “Non lo so, perché Aristotele non lo dice!” E il richiedente, che era stato a lezione da un maestro musulmano: “Ma per saperlo non è sufficiente aprire la bocca al cavallo e contarli?”. Peraltro, l’influenza che la civiltà islamica esercitò sull’Europa è rintracciabile in centinaia di termini nelle diverse sfere di attività, che derivano dalla lingua araba e che si trovano nel lessico moderno, ma soprattutto nella nomenclatura scientifica dell’astronomia, della matematica, della medicina, della storia naturale.

Il libero pensiero

E’ nei confini dell’area culturale islamica che si manifesta, per la prima volta nella storia, quell’atteggiamento scientifico-culturale che si chiama “il libero pensiero” nella ricerca filosofica. Esso ebbe nel celebre filosofo Ibn Rushd, il cui nome fu latinizzato in Averrois, il suo esponente più famoso, il cui pensiero ebbe in Europa una influenza importantissima sul pensiero filosofico. Egli, Come già detto prima, superò il Maestro (Aristotele) e in molti punti le sue dottrine sono ancor oggi accettabili. Fu un libero pensatore in senso moderno, essendo riuscito a pensare liberamente su molti argomenti.

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Fino a XV secolo, nell’Europa non si possono citare anche autori d’un certo rilievo culturale, che non abbiano copiato o imitato gli autori Musulmani: per fare alcuni nomi: Ruggero Bacone, Leonardo Fibonacci da Pisa, Arnaldo da Villeneuve, Raimondo Lullo, Tommaso d’Aquino, Alberto Magno, Alfonso X di Castiglia… Per cinque/seicento anni le traduzioni dei testi arabi, che trattavano di scienza, furono fondamentali per l’insegnamento nelle università europee e l’influenza sul pensiero filosofico dell’Europa fu enorme; Averroè, già dall’inizio del XIII secolo, fu autorità suprema della filosofia nelle Università d’Europa; Dante Alighieri, riferendosi al Commento dell’opera di Aristotele, la cui profondità aveva messo in ombra il testo aristotelico commentato, lo cita nel famoso endecasillabo della Divina Commedia, dicendo di lui: “Averroìs che il gran Comento feo”. Anche in Italia l’autorità dei pensatori musulmani fu grandissima, specie aall’Università di Padova, dove Copernico, dal testo arabo di uno scrittore musulmano, probabilmente Ibn Tufàyl, ebbe la visione del sistema eliocentrico, da cui prese l’avvio la cosiddetta “rivoluzione copernicana”. E’ un luogo comune l’idea che la cultura europea e la civiltà nata in Europa, quando essa uscì da quel periodo della sua storia, che viene chiamato medio-evo, i cui secoli vengono qualificati come “bui” , derivi per via diretta da Atene e da Roma, le cosiddette “capitali dello spirito”, l’eredità delle quali sarebbe stata unificata e custodita dal Cristianesimo di matrice giudaica. Ma non è, assolutamente,vero. Di questo si rese conto e lo espresse con mirabile sintesi il compianto padre Ernesto Balducci, il quale nel 1983 scriveva:

“L’idea della centralità della cultura europea si è retta, per cinque secoli, sulla manipolazione trionfalistica del pensiero, in base al quale la civiltà nata dal Rinascimento, derivava per via diretta da Atene, da Roma e dal Cristianesimo, che aveva custodito e unificato l’eredità delle due antiche capitali dello spirito. La verità è diversa! La verità è, invece, che, senza la mediazione dell’Islàm, il nesso vitale dell’Europa medioevale con la civiltà ellenica non ci sarebbe stato, né ci sarebbe stata, sulla base delle elaborazioni del pensiero greco e degli sviluppi originali di esso, realizzato da parte degli scienziati musulmani, la svolta scientifica, che ha fatto la potenza planetaria dell’Europa.”

°°°

Notazione posizionale nel calcolo

Per confermare la verità di quanto affermato dal compianto padre Balducci basterebbe fermare l’attenzione su due fattori determinanti nello sviluppo del progresso scientifico, tecnologico e culturale dell’Europa: il calcolo numerico con il sistema decimale della notazione posizionale, realizzato per mezzo delle cifre arabe e l’utilizzazione della carta a scopo di divulgazione della scienza. Fu un matematico musulmano del decimo secolo dell’era cristiana, precisamente nel 976, a introdurre lo zero, parola di derivazione araba “sìfr” da cui deriva anche la parola italiana “cifra”. I numeri che noi usiamo hanno un valore fisso, superiore di una unità al numero che lo precede nella progressione dal più piccolo al più grande. Quando più numeri si combinano il valore di ciascun numero dipende sia dalla sua posizione che dal suo valore singolo. Il nome di sistema decimale deriva dal fatto che per il calcolo vengono impiegati dieci numeri unitari. La notazione posizionale non è possibile senza lo zero. Non è necessario spendere altre parole per sottolineare, che questa realizzazione sta alla base di tutte le conquiste della scienza e della tecnica. I numeri arabi vennero introdotti in Europea nel XII secolo dell’era cristiana ad opera di Leonardo da Pisa detto Fibonacci nel 1202 nella sua opera in latino LIBER ABACI (traduzione del patrimonio di scienza costruito dai matematici musulmani) che può ben dirsi il momento di inizio della matematica in europea. A questo punto non sarà superfluo dare la spiegazione del perché i numeri che usiamo quotidianamente abbiano proprio la forma che hanno. Il novantanove per cento delle persone, che pure ogni giorno, li usa non conosce l’origine dei simboli numerici delle cifre arabiche. L’indicazione quantitativa è rappresentata dagli angoli presenti nella forma originaria del simbolo. Nessuna quantità è uguale a assenza di angoli = zero. 1 è presente un angolo, 2 sono presenti due angoli, 3 sono presenti tre angoli e così fino a nove, in cui si trovano nove angoli. Un processo di facilitazione grafica della struttura angolare ha portato alla forma attuale, in cui è difficile rintracciare la grafica di partenza.



Carta

L’uso della carta in sostituzione della pergamena fu introdotto dai Musulmani e questo fu un servizio di immensa portata reso alla scienza, poiché essa con il libro cartaceo divenne patrimonio delle masse, poté essere diffusa per mezzo della pubblicazione delle opere scientifiche, la cui divulgazione, in precedenza, condizionata dalla rarità della pergamena e dal suo altissimo costo, limitava la cultura a ristrette cerchie di privilegiati. Nel 751 i Musulmani, dopo aver vinto i Cinesi nella battaglia campale di Thalas nel cuore dell’Asia, trovarono nel bottino manufatti di carta prodotti da seta, materiale raro e pregiato. Ebbero l’idea di produrre la carta da stracci di stoffa e cotone. Impiantarono a Samarcanda la prima cartiera e iniziarono a stampare, in forma xilografica, il Corano. E’ dall’Andalus, dove le fabbriche di carta erano attivissime per produrre carta per le Università che in Italia vengono messe in commercio dai Musulmani i primi fogli di carta e soltanto nel 1276 ebbe inizio a Fabriano, sotto la direzione di cartai musulmani, la produzione della carta.

Librerie pubbliche

Sull’esempio delle librerie, in attività nel mondo islamico dal IX secolo, furono aperti in Europa punti di vendita di libri al pubblico solo sul finire del ‘700 e sempre sull’esempio delle biblioteche pubbliche islamiche, presenti nel mondo musulmano fino dal IX secolo, viene realizzata in Europa questa istituzione, fondamentale per la promozione della cultura e la diffusione del sapere.

Matematica

In Europa gli studi e le ricerche nei principali campi dello scibile presero l’avvio dal patrimonio culturale e scientifico accumulato dagli scienziati e dai ricercatori musulmani. Algoritmo deriva dal nome del paese d’origine del suo inventore, al-Kwarezm, che si chiamava Muhàmmad, nome tipicamente musulmano. Algebra è parola araba. I matematici musulmani furono i primi ad applicarla alla geometria. Essi introdussero le tangenti nei calcoli della trigonometria, studiarono le sezioni coniche e trasformarono la trigonometria sferica.

Astronomia

Nell’astronomia l’Europa si addentrò a partire dalle opere degli astronomi musulmani, tra i quali Ibn Tufàyl dalla traduzione in latino di un’ opera del quale (originale andato perduto, sicuramente, nei roghi di libri ordinati dal grande inquisitore Torquemada dopo la Reconquista) presente nell’università di Padova, in cui lo studio delle opere di autori musulmani era fonte di scienza, Copernico prese lo spunto per l’ideazione del sistema eliocentrico.

Geografia

E la geografia? Gli Europei conobbero visivamente il mondo attraverso le opere del celeberrimo geografo musulmano El-Idrisi, vissuto alla corte palermitana di Ruggero e strumenti essenziali alla scoperte geografiche fu l’astrolabio, che, preso dai Greci, venne perfezionato dai navigatori musulmani. Apprese dai Cinesi le proprietà dell’ago magnetico, i musulmani ne fecero una fondamentale applicazione pratica: la bussola, uno strumento chiave per la determinazione delle rotte e l’orientamento nella navigazione in alto mare.

Medicina

In ogni campo della medicina, per secoli, nelle università europee furono insegnate le opere di Rhazes, Avicenna, Averroè, Abulcasis e i medici dell’Europa appresero da essi un vasto panorama di conoscenze nella diagnostica, nella chirurgia, nei trattamenti delle malattie.

Farmacia

E come branca della scienza medica, la farmacologia venne appresa in Europa dalle opere dei ricercatori musulmani, grazie alle quali per la prima volta nella storia dell’umanità vennero aperte farmacie nel senso moderno della parola e nelle farmacie del mondo islamico ebbero il modello le farmacie d’Europa.

Chimica

La chimica è una delle scienze dalle cui applicazioni tecnologiche l’umanità è servita. Ebbene, la piattaforma scientifica da cui parte la chimica in europea è costituita dall’immenso patrimonio uscito dai laboratori di chimica del mondo islamico, nei quali gli alchimisti facevano i loro esperimenti. Tra loro spiccò Giàber bin Hayyàn, che può dirsi il padre della chimica. Furono gli alchimisti musulmani a inventare le operazioni fondamentali adoperate in chimica: distillazione, sublimazione, cristallizzazione, sublimazione e altre, come pure alle loro ricerche si deve la scoperta dell’alcol, dell’acido solforico, di quello nitrico, dell’acquaragia.

Ottica

Così pure nell’ottica è stata fondamentale l’influenza esercitata dagli studi di fisica e dagli esperimenti di Hàsan Bin Hàytham, il quale scrisse un trattato che è considerato il punto di partenza di tutte le conoscenze nell’ottica.

Ceramica

Così pure dall’isola musulmana di Maiorca, da cui la parola maiolica, vennero prima esportate in Europa i prodotti della ceramistica islamica e poi venne insegnata l’arte ceramica a Faenza, dove gli artigiani musulmani insegnarono l’arte della cottura nei forni.



Altri campi di influenza

Influenza di minore importanza la civiltà islamica ebbe in Europa nel campo tessile, nel quale furono introdotte tecniche di tessitura e produzione di stoffe pregiate di cui i nomi e i tipi provengono dalla lingua dell’Islàm, la lingua araba, e, come dall’arabo proviene parte di nomenclatura e di termini tecnici nel campo dell’agricoltura, dell’impiego del tempo libero, della musica, della marineria, dell’organizzazione fiscale.

Influenza linguistica

Innumerevoli sono le tracce arabo-islamiche nelle lingue europee. Naturalmente quella più ricca è quella spagnola, per effetto della presenza quasi millenaria dell’Islàm nella penisola iberica. Anche nella lingua italiana c’è una presenza accertata di 1671 parole di matrice araba, turca e persiana che sono indizio dell’influenza dell’Islàm nelle diverse sfere della vita degli Europei. Il darne un elenco alfabetico delle più usate nel linguaggio corrente può essere utile al fine di rafforzare la convinzione che, effettivamente, nella costruzione dell’identità dell’Europa moderna anche l’Islàm ha giocato un ruolo di fondamentale importanza:

alambicco, alchimia, alcol, algebra, arancio, arsenale, assassino, azzardo, azzurro, caffè, calibro, camicia, caraffa, carato, carciofo, carovana, catrame, cifra, cotone, darsena, divano dogana, elisir, fachiro, fondaco, gabibbo, gazzarra, gazzella, gilè, giraffa limone, magazzino, maschera, materasso, melanzana, nafta, odalisca, pappagallo, quintale, racchetta, ragazzo, razzia, ricamo, risma, scimitarra, sciroppo, sofà, sorbetto, talco, tamarindo, tazza, turbante, yogurt, zafferano, zecca, zero, zibibbo, zucchero.

Letteratura

Non indifferente fu l’influenza dell’Islàm anche nella letteratura europea. Pare, infatti, che le tematiche del dolce stil novo penetrato in Italia dalla poesia trovadorica della Provenza siano state attinte dai provenzali in quelle della poesia araba di oltre i Pirenei e che dalla poesia araba sia stata attinto l’uso della rima tipica della qàsìdah la poesia araba classica Fu il cordovano Abenhazem, grande poligrafo in tutti i campi dello scibile, ad avere grande influenza ( seconda metà del X secolo) in Europea, soprattutto a causa del suo trattatelo sull’amore, intitolato Il collare della Colomba, tra le sue opere letterarie che vennero tradotte in latino, ebraico, persiano e francese. Alla sua produzione attinsero il francese Lo Fontaine, l’Italiano Boccaccio, l’inglese Chaucer e diversi novellieri francesi e tedeschi. Pare, inoltre, che anche Dante Alighieri abbia attinto largamente a un’opera riguardante il viaggio notturno del Profeta Muhàmmad, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, e la sua ascesa alla presenza divina (La scala di Maometto), nella costruzione della Divina Commedia. A questa conclusione è arrivato uno studioso spagnolo del secolo scorso, di nome Asin Palacio, conclusione supportata dal fatto che numerose immagini della Commedia sembrano essere la traduzione letterale di quelle contenute nel poema arabo. Dopo questa sommaria esposizione non è più possibile ignorare l’incalcolabile debito della civiltà occidentale e della cultura europea nei confronti dell’Islàm, in dipendenza dell’immenso patrimonio scientifico accumulato dagli studiosi e dagli scienziati musulmani, stimolati alla ricerca scientifica dall’amore per il sapere, al quale tanto il Sublime Corano, quanto dall’insegnamento del Profeta, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, incessantemente esortano. Credo, in conclusione, che nella eventuale definizione di identità europea la componente islamica non possa e non debba essere ignorata, a fronte dell’influenza determinante avuta dall’Islàm nel promuovere nei suoi fedeli la ricerca scientifica in ogni campo del sapere nei risultati della quale l’Europa ha attinto le conoscenze che sono alla base del suo progresso scientifico e tecnologico e della sua cultura.







Nella seconda parte vengono presentati con il loro nome latinizzato:

Gèber – al-Kindī – Ibn Firnās – al-Farabī – al-Khwarizmī - Thābit bin Qurrā – Razī – al-Birūnī – al-Battānī – Avicenna. Si tratta di luminari i cui nomi e le cui opere vanno memorizzati per l’ importanza di ciascuno di loro nei diversi campi della scienza in cui brillarono.





se sei interessato ad avere la copia cartacea di tutto il libro manda un vaglia di € 8,00 intestato a: EDIZIONI DEL CALAMO via Maiocchi, 27 - 20127 MILANO c/c 33755208

per la visione della copertina vedi il sito www.edizionidelcalamo.com

Articolo preso da http://montepescali.splinder.com/

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