Ticino - Legge anti-burqa: misura inutile e a danno di musulmani ed ebrei ortodossi

Giornale del Popolo, 09.09.2013, intervista all'imam Samir Radouan Jelassi


"NESSUNO METTE IL BURQA, QUINDI QUAL'È IL PROBLEMA?"

Imam Samir Radouan al-Jelassi, qual è la posizione dei musulmani che vivono in Ticino su questa votazione ?

Secondo noi si tratta di un tema senza senso. Si tratta infatti di un problema che non esiste. Come al solito infatti si andrà a votare in un clima di generale confusione, su un tema non ben identificato, che porterà a mescolare giudizi sull’Islam, sugli stranieri, sul burqa, su come va il mondo ecc… è qualcosa che si ripete, purtroppo.


Allora ci si esprimerà su un non-problema…

Sì. In Svizzera nessuno porta il burqa. I musulmani sono una componente ben integrata della società, pacifica, che contribuisce allo sviluppo del Paese, nel rispetto delle leggi e dei costumi della Svizzera. Ripeto: la politica dovrebbe occuparsi dei problemi veri, i giovani, la crisi economica, la violenza. Non crearne di nuovi.


Cosa dice l’Islam sulla necessità, per le donne, di coprire il viso?

In effetti il burqa è legato a tradizioni locali dell’Afghanistan e di una piccola parte del Pakistan. Laggiù è portato anche da non musulmani, proprio perché legato a una tradizione territoriale di quei posti. Vi è poi il velo integrale (il niqab), la cui motivazione per indossarlo é diversa: per alcuni si tratta di un costume tradizionale, per altri è in conformità con una  opinione  religiosa ortodossa. Tanto che anche in altre tradizioni religiose si osserva la copertura integrale del viso, ad  esempio con alcune donne ebree ortodosse a Gerusalemme. Fra i sapienti musulmani la maggioranza non considera obbligatorio questo tipo di velo. Alla fine le singole persone possono scegliere.



Un divieto entrerebbe comunque in collisione con questa libertà di scelta…

Certo, soprattutto se lo stesso fosse motivato da ragioni di carattere religioso culturale. D’altra parte Amnesty International o altre organizzazioni per i diritti umani hanno già denunciato pubblicamente
l’incompatibilità di questa iniziativa con la libertà personale di religione. Dovremmo invece fare tutti riferimento alla Costituzione, che sancisce il rispetto dei diritti fondamentali della persona.


Il controprogetto invece parte da una base diversa, quella della necessità di un divieto per ragioni di sicurezza pubblica.

Da un punto di vista esso è positivo, perché almeno rispetta la libertà religiosa per tutti, riconosce questo diritto a tutti, partendo da una visione realista. D’altra parte nessuno finora ha mai sollevato questo problema della sicurezza, non ci sono né rapporti né studi che dimostrano tale necessità di estendere a tutti i luoghi pubblici tale divieto. Per cui anche questa proposta ci sembra fuori luogo. Bastano i controlli attuali, ad esempio alle frontiere e in diversi luoghi sensibili, dove nessuno discute della necessità di rendersi riconoscibile e identificabile.


Quindi meglio votare due “no”.

Certo, e questo a salvaguardia del buon nome della Svizzera, Paese che gli stessi musulmani del mondo intero hanno sempre considerato come uno Stato modello di convivenza pacifica. Un tale divieto ci metterebbe in imbarazzo: come faremmo ad esempio con i turisti? Dovremmo mettere dei cartelli alle frontiere? Piuttosto che creare problemi dovremmo metterci tutti su un cammino di pace sociale.

fonte: Giornale del Popolo, 09.09.2013



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