La falsa notizia sul Califfato islamico che ordina l'infibulazione di tutte le donne
Tutte le donne dello Stato islamico (Isis) vanno sottoposte a una mutilazione genitale per impedire la diffusione del peccato. E’ scritto in un decreto del “Califfo” Abu Bakr al Baghdadi che in un battibaleno ha fatto il giro di siti e social network.
Un falso redatto in modo approssimativo: così appare a molti il “decreto”, che imporrebbe atroci mutilazioni genitali alle donne delle regioni irachene e siriane sotto il controllo del gruppo qaedista. Simili pratiche, commentano numerosi osservatori, non appartengono alla tradizione islamica e sono state più volte denunciate dalle autorità religiose dei Paesi musulmani.
Il documento, che ha suscitato reazioni persino dal mondo politico e istituzionale italiano, presenta molte incongruenze: a partire dalla data, dal marchio del gruppo, dalle fonti citate e usate per legittimare in senso “islamico” la presunta decisione del “Califfo” Abu Bakr al Baghdadi. Quest’ultimo non viene inoltre citato, come solitamente avviene, con tutto il suo apparato di nome di origine, patronimico, appartenenza tribale, ma solo col suo nome acquisito di battaglia.
Baghdadi è stato ‘promosso’ come “Califfo” e come “principe dei credenti” solo tre settimane fa. Eppure il “decreto”, datato 21 luglio 2013, cita Baghdadi come “nostro signore principe dei credenti” e “califfo”. L’anacronismo si fa ancor più evidente in altri elementi del testo. Alla fine di giugno scorso, lo Stato islamico dell’Iraq e del Levante aveva annunciato di non chiamarsi più così bensì soltanto “Stato islamico”.
Falso decreto |
Il testo afferma che “per proteggere lo Stato islamico in Iraq e nel Levante e nel timore che il peccato e il vizio si propaghino tra gli uomini e le donne nella nostra società islamica, il nostro signore e principe dei fedeli Abu Bakr al Baghdadi ha deciso che in tutte le regioni dello Stato islamico le donne debbano essere cucite”. In fondo al testo e dopo una dubbia sequenza di citazioni della tradizione profetica, si legge: “tutti questi racconti e altri supportano l’invito del Profeta alla circoncisione delle donne”.
Il “decreto”, diffuso su Twitter da account la cui autenticità non può essere verificata in maniera indipendente, nelle ultime 24 ore è stato rimbalzato sui social network. Numerosi media occidentali hanno riportato in modo acritico la notizia dell’”imposizione dell’infibulazione” alle donne presenti nei territori controllati dai qaedisti: da Aleppo in Siria a Mosul in Iraq.
Il testo, che presenta numerosi errori tipografici, si basa inoltre su presunti detti attribuiti al Profeta Maometto, ma le fonti usate non sono quelle solitamente citate per sostenere la validità della tradizione profetica. In particolare si citano alcuni trasmettitori dei detti (ahadith) di Maometto, ma questi personaggi risultano sconosciuti – se non inventati – a chi studia la scienza dell’autenticazione degli ahadith del Profeta.
(Ansa, 23 luglio 2014).
Ansa, 23.07.2014 |
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